Tutti sanno che l’8 luglio 1919 un gruppo di reduci della prima guerra mondiale fondò in Milano la Associazione Nazionale Alpini. Dopo gli eventi drammatici vissuti, volevano ancora stare uniti, ricordare le cose non vili compiute insieme, onorare la naja servita con dignità e con la penna sul cappello, tenere vivi i valori morali e civili che l’uomo esprime nelle vicende guerresche. Ma i fondatori – la maggior parte dei quali residente in Milano – non pensarono affatto a costituire una sezione “Milano”.
A Milano c’erano! E dunque, se la sede è a Milano, che bisogno c’è di una sezione di Milano?
I fondatori imitarono la struttura associativa del Touring Club Italiano, che non prevede sezioni ma soltanto associati a titolo individuale. Si creò così una situazione quanto meno “particolare”: era inevitabile che il voto dei residenti in Milano fosse nettamente prevalente nelle assemblee, che si tenevano a Milano quale sede nazionale.
Questo portava a consolidare e continuare la dirigenza in carica. Valga come esempio il fatto che, essendo la maggioranza dei soci votanti appartenente al 5° Alpini, nel primo Consiglio direttivo dell’Associazione, 11 componenti provenivano dal 5° Alpini e 6 erano espressi da tutti gli altri reggimenti insieme.
Ma nella Associazione – nella quale erano immediatamente sorte sezioni – vi era un fermento contestativo proprio a causa del sistema di elezione della dirigenza. Alla assemblea straordinaria dell’Associazione del 25 marzo 1923 il delegato Operti di Torino propone la creazione di una sezione a Milano e la votazione per delegati sezionali, “perchè il consiglio direttivo sia l’espressione non degli 825 soci residenti in Milano, ma dei 6000 sparsi in tutta Italia”.
Dopo l’istituzione del regime autoritario seguito all’avvento al potere del partito fascista, nel giugno 1928, il regime dispose il trasferimento – come per numerosi altri enti e associazioni a carattere nazionale – della sede sociale, con presidenza e consiglio direttivo, a Roma.
E va bè, anche questa è naia … Esiste una famosa vignetta di Novello (appesa al muro in una cornice al lato destro dell’ingresso alla segreteria sezionale) che ricorda il trasferimento a Roma della sede: sullo sfondo il Duomo, un alpino rivolto ad un altro gli dice: “Vedi? Il consiglio dell’A.N.A. si è trasferito a Roma: pazienza, mettiamoci a lavorare”.
La decisione di trasferimento a Roma crea in Milano disagio, malumore, fermenti. Si arriva anche a minacciare, da parte dei “milanesi”, la scissione per protesta contro il trasferimento. Svolge in quella occasione una provvidenziale opera per snebbiare i malumori, Giulio Bazzi, che riesce a sedare le tentazioni scissionistiche.
Personaggio di spicco, fu tra i fondatori della Associazione e subito vice presidente della stessa. Valoroso combattente (una medaglia d’argento, una di bronzo, due croci al valore) non volle la presidenza della costituenda sezione di Milano per sottolineare lo spirito di servizio con cui adempiva il suo compito, assumendone la reggenza fino al 16 giugno 1929.
Presidente della sezione di Milano fu quindi nominato Gustavo Oneto, che restò in carica dal 19 luglio 1929 al 15 gennaio 1931; gli successe il col. Antonio Negri Cesi, valoroso combattente della prima guerra mondiale.
Qui bisogna umilmente fare una pubblica confessione: per un lungo periodo, la documentazione è quasi inesistente.
È vero, e va benissimo, che gli alpini sono per natura nemici delle scartoffie. Però, persino in queste sacrosante inimicizie, ci vuole moderazione. I documenti non sono sostituibili con la memoria personale, è un obbligo che abbiamo verso il futuro.
Frugando e rifrugando, qualche notizia racimolata qua e là: da “L’Alpino” del 10 febbraio 1930 si ha la notizia che la sezione di Milano ha proliferato due sottosezioni (criterio e termine allora usato): Busto Arsizio e Gallarate; da “L’Alpino” del 1° aprile dello stesso anno apprendiamo che l’11 marzo è stato costituito il gruppo di Besozzo; dallo stesso giornale si ha notizia della costituzione del gruppo di Sesto San Giovanni. Da “L’Alpino” del 1° ottobre 1930: i comandanti delle sezioni lombarde dispongono che le sezioni di Abbiategrasso e Monza divengano sottosezioni alle dipendenze di Milano.
Va annotato che in Abbiategrasso era sorto un gruppo nel 1922.
Il 1° gennaio 1935 il gruppo di Sesto San Giovanni viene costituito in sottosezione, sotto la guida del suo bravo capogruppo Oddone Savoia, che nel 1936 dovette rinunciare alla carica perchè non iscritto al partito fascista.
La sottosezione di Sesto nel 1935 prolifera il gruppo di Cinisello Balsamo.
Il col. Antonio Negri Cesi rimane presidente sino al 1938: nel 1939 gli succede il ten. col. Giovanni Carulli, che resta in carica sino all’8 settembre 1943, data maledetta dello sfascio generale.
Da un “foglio d’ordini” del 15 aprile 1939 si apprende che la sezione di Milano è diventata Battaglione Milano, avendo come comandate (cioè presidente) il ten. Col. Giannino Carulli.
Le sottosezioni sono denominate compagnie: Busto Arsizio, Cassano, Gallarate, Legnano, Lodi, Monza, Sesto S. Giovanni. I gruppi sono chiamati plotoni: Abbiategrasso, Carate Brianza, Cernusco S.N., Codogno, Giusanno, Saronno, Sovico.
In questo periodo di così scarsa documentazione, grandi avvenimenti occupano la vita nazionale: la guerra di Etiopia, 1935/36, seguita dalla sezione con l’entusiasmo sincero che scosse allora tutta l’Italia; e poi la seconda guerra mondiale, 1940/43, dramma al quale l’Italia e gli italiani erano del tutto impreparati.
In quel duro periodo, l’Associazione, a livello nazionale e quindi anche di sezioni, svolse puramente compiti assistenziali
Poi, dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, la guerra civile: un sofferto silenzio associativo, alpini che combattevano in piena buona fede nei contrapposti schieramenti, alpini partigiani, alpini nei battaglioni dell’esercito della Repubblica Sociale Italiana. Gli uni e gli altri, tutti giovani o giovanissimi, erano convinti di servire la Patria comune a tutti: chi ha vinto non dimentichi che i suoi ideali erano anche quelli di chi ha perso.
Finalmente riprende la attività associativa.
Presidente della sezione di Milano viene eletto Umberto Bertelli, eccellente uomo di imprenditoria che si dedicò con passione al suo compito.
Va dato un cenno sulle peregrinazioni della nostra sede: dopo la prima sistemazione in un edificio comunale in piazza del Duomo n. 21, per un contrasto con il Comune a proposito dell’affitto, si trasferisce in via Amedei al n. 8, una bella sede con tre ampi saloni e giardino. Passa quindi in via Unione, ospite del teatro Arcimboldi. Diventa successivamente ospite della SEM (Società Escursionisti Milanesi) in via Zebedia.
E finalmente, dopo tanto pellegrinaggio, la sezione si sistema – in affitto – in via Vincenzo Monti n. 36, ma con ingresso in via Rovani, che viene ocupata ufficialmente il 4 novembre 1952, essendo presidente l’indimenticabile maggiore Dante Belotti comandante del battaglione Edolo a Nikolajewka.
Il primo mandato di Belotti va dal 24 gennaio 1952 al 12 gennaio 1954. La presidenza Belotti è caratterizzata da avvenimenti che incidono ancora oggi sulla vita della sezione: l’insediamento nella sede definitiva (che poi verrà acquistata); l’inizio della tradizione dell’incontro annuale sezionale a Ponte Selva, rancio in un bellissimo parco naturale – destinato non solo a trovarsi insieme, con le famiglie, ma anche procurare un aiuto concreto alla istituzione di monsignor Antonietti così preziosa e provvidenziale per gli orfani – e la nascita di “Veci e Bocia”, notiziario sezionale il cui il primo numero esce il 1° aprile 1952 con la direzione di Bruno Valdameri.
Inizia anche la tradizione della messa in memoria e onore agli alpini caduti: la prima, nel 1955, viene celebrata in S.Ambrogio
Sempre sotto l’energica presidenza di Dante Belotti i locali della sede, banali pareti nude, vengono arricchite dai graffiti di Giuseppe Novello, Bruno Riosa e Mario Vellani Marchi.
A titolo di cronaca, a fine 2007 la forza della Sezione era di 2245 alpini e 836 aggregati. Dopo dieci anni, nel 2017, conta 2136 alpini e 939 aggregati.